Il sacro dente del Buddha.
Uno degli oggetti più sacri e simbolici per i buddisti: il dente di Buddha.
Santi, martiri e dei: la storia che stiamo per raccontarvi riguarda il modo di come tutti noi viviamo il passato nel presente! Le reliquie, infatti, sono testimonianza del passato che portano con se.
Tra le reliquie di Buddha, la più celebre è il dente di Buddha, conservato in Sri Lanka nel Tempio del Sacro Dente di Kandy, oggi uno dei maggiori centri di pellegrinaggio buddhista del mondo e dichiarato patrimonio mondiale dall’Unesco.
Buddha morì in India, nel VI secolo a.C. e il suo corpo fu cremato. Alla fine della cremazione i suoi discepoli frugarono nelle ceneri e trovarono ben quattro denti intatti che furono distribuiti, insieme alle ceneri, agli otto sovrani che ne potevano rivendicare il diritto. Il monaco che fece la distribuzione sottrasse però un dente e lo nascose nel suo turbante ma Sakka, il re degli dei, si introdusse furtivamente nel turbante del monaco per rubare, a sua volta, il dente e lo trasportò nel regno celeste. Altri due denti volarono anch’essi in cielo dopo un tentativo di distruggerli da parte dei due re che ne erano entrati in possesso, per paura del grande potere del Buddha.
Quindi sulla terra ne rimase solo uno, quello donato al re Brahmadatte di Dantapuri, nello stato di Orissa. Presto il dente si guadagnò la fama di essere un “creatore di re”, perché chiunque ne rivendicasse il possesso era destinato a governare.
Dopo molte guerre per impadronirsi della preziosa reliquia nel IV secolo il dente era passato nelle mani del re Guhasiva di Kalinga il quale, temendo che finisse nelle mani dei suoi nemici, lo affidò a sua figlia, la principessa Hamamali che, insieme al principe Dantakumara lo portarono nello Sri Lanka. Quando nel XVI secolo le prime potenze coloniali arrivarono sull’isola invasero inizialmente la zona costiera. Kandy, dov’era custodito il dente, si trova all’interno, in una zona montagnosa e non facile da raggiungere. Quindi per un periodo il dente rimase indisturbato.
Quando poi gli inglesi arrivarono anche in quella zona e fecero crollare le difese di Kandy, per prima cosa misero sotto la loro protezione la reliquia. Nel 1818 cominciò la guerra di indipendenza durante la quale il dente rimase sotto il controllo britannico. Poi fu ufficialmente restituito alle autorità singalesi nel 1853, e quando nel 1948 l’isola si rese definitivamente indipendente dall’Impero Britannico, il dente fu considerato il simbolo del rifiuto alla sottomissione imperialista.
Il dente oggi è conservato in uno scrigno che viene aperto al pubblico solo una volta ogni cinque anni. Ogni anno, durante il plenilunio fra luglio e agosto, si celebra a Kandy la “Esala Perahera”, una festa che ricorda l’arrivo a Sri Lanka della reliquia e che consiste in una processione di elefanti riccamente decorati, per la quale è diventata famosa l’isola. Uno degli elefanti, il più grande, il “Maligawa Tuskra”, porta un baldacchino con la copia dello scrigno che contiene il dente. Il dente è, senza ombra di dubbio, il simbolo di Sri Lanka e della loro identità nazionale.
Però come mai esistono altri denti di Buddha in giro per il mondo?
Kubilai Khan (Il Gran Can di Marco Polo) desiderava avere una reliquia di Buddha in Cina e la richiese a Kandy attraverso i suoi emissari. Gli fu mandato il dente, probabilmente un falso, che per più di mille anni divenne la reliquia buddhista più famosa della Cina, conservata in un tempio nei pressi della Città Imperiale. Con l’avvento del comunismo i cinesi non gli diedero più importanza. Negli anni cinquanta, la Birmania chiese alla Cina il dente prestato per un’esposizione. I cinesi glielo diedero senza intenzione di farselo restituire, ma poi, quando capirono l’importanza della reliquia lo pretesero indietro. I Birmani, privati della reliquia, ne costruirono una copia (un falso di un falso), per poterlo venerare a piacimento. La Birmania (oggi Myanmar) è tuttora oggi uno dei paesi buddhisti più devoti del mondo. Una volta l’anno il dente (ossia la copia) viene tolto dal suo sacrario a Paungde, posto sulla schiena di un elefante e fatto sfilare in processione. Questo conferisce la benedizione a tutti i presenti. Anche se la cerimonia è religiosa, è lo Stato che controlla la reliquia e, attraverso il controllo del suo uso, vuole controllare l’influente casta dei monaci.
Fine!